L’Incarnazione in riferimento alla natura umana ci dice quanto segue:

  1. La natura umana è suscettibile di redenzione, di salvezza.
    • Ogni arrendevolezza di fronte ai difetti o alla natura propria e altrui non è consentita;
    • l’impotenza in campo educativo non deve esistere, il pessimismo, cioè il ritenere la persona non suscettibile di miglioramento, non è cristiano.
    • Accettare la predestinazione, cioè il ritenere se stessi o gli altri destinati dall’Alto o dalla natura ad essere ciò che si è, senza possibilità di evoluzione, significa non accettare la Redenzione.
    • Il rassegnarsi o l’accettare lo “status quo”, la situazione, senza essere incessantemente attivi per evolverla non è da uomini redenti.
    • Ogni complesso di inferiorità, che immobilizza l’azione, non è mai giustificato o ammissibile;
    • l’attribuire al carattere o alla natura la connotazione della fissità, dell’inamovibilità significa non vivere nella dinamica della salvezza.
  2. Ogni natura umana è bisognosa di salvezza.
    • Ogni narcisismo in sè e negli altri è proibito. Stare a guardare, contemplare, magnificare, dire sempre se stessi è la negazione dell’Incarnazione;
    • lo scandalizzarsi, il restare interdetti dallo sbaglio dell’altro, specialmente se superiore, significa non aver compreso niente del Natale che ci dice: ogni natura umana è bisognosa di redenzione;
    • non mettersi in ascolto degli altri, non aprirsi agli altri significa non aver compreso che ogni natura umana, quindi anche la mia, ha bisogno di salvezza;
    • non accettare le correzioni, non mettere in discussione se stessi significa non vivere la natura umana come bisognosa di salvezza;
    • rifiutare, non coltivare le amicizie, chiudersi in se stessi o negli affetti familiari significa non aprirsi all’Altro e agli altri e, perciò, non ritenersi bisognosi di salvezza;
    • non essere solidale, rifiutare il nostro apporto, la nostra luce in ogni situazione significa non riconoscere che l’uomo ha bisogno di redenzione;
    • la politica del non intervento, la politica “mi faccio i fatti miei”, “non mi interessa di lui” ecc., significa non riconoscere che ogni uomo ha bisogno dell’altro, perché è ca­rente, ha bisogno di redenzione;
    • adorare il bambino più bello, più affettuoso, più intelligente, significa ingannarlo: non fargli comprendere che la natura umana è incompiuta: ha bisogno di redenzione.
  3. La natura umana assunta da Dio ci dice che il nostro essere è fatto per congiungersi con Dio.

Già S. Agostino aveva espresso questo pensiero quando affermava: “Il mio cuore è inquieto finché non riposi in Dio”; e S. Francesco diceva: “Tu sei il Bene, tutto il Bene, il Sommo Bene”.

Con questo principio ci addentriamo più esplicitamente nei connotati dell’educazio­ne cristiana:

1) Fare confluire l’animo umano in Dio

  1. attraverso un rapporto diretto con Dio nella preghiera e nell’amore;
  2. ripresentando i vari sentimenti di Dio racchiusi negli episodi e comporta­menti di Gesù, per esprimerli nella nostra umanità;
  3. facendo scoprire ai bambini ogni creatura nella sua bontà come dono di Dio che ama e vive in ogni essere vivente;
  4. aprendo il loro cuore a trattare ogni creatura come fratello e sorella;
  5. facendo scoprire che ogni creatura, a incominciare dall’uomo, proprio perchè assunta in Dio, è destinata all’eternità e va immensamente ama­ta.

2)      Questo principio dell’assunzione della natura umana in Dio implica in campo educativo molte e tante altre conse­guenze:

  1. la maestra, o la persona nei rapporti umani, si presenta sempre con umiltà e in modo sperimentale, sapendo di non poter soddisfare mai le esigenze più profonde dei fanciulli: non pretendere di calamitare l’attenzione o l’affetto o l’interesse totale dei fanciulli;
  2. richiede il massimo della concentrazione e dell’amore nel rapporto con il Signore: non dà i momenti marginali o da riempire al rapporto con il Signore, ma i momenti di maggiore intensità educativa;
  3. Non esasperarsi e non colpevolizzare eccessivamente il bambino che si distrae durante un’attività scolastica e lasciare correre i momenti di pietà;
  4. Aprire l’amore e l’affetto del bambino esclusivamente o eccessivamente alla mamma, agli altri o all’altro, dimenticando che il cuore umano è fatto per Dio.
  5. Fare scoprire al bambino che oltre alla mamma gli vuole bene il Signore; fargli scoprire che solo l’amore di Dio è necessario e non viene mai meno

padre Vincenzo De Filippis
Pubblicato sul Dialogo – 01 Giugno 1990

Di admin

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