L’Incarnazione in riferimento alla natura umana ci dice quanto segue:
- La natura umana è suscettibile di redenzione, di salvezza.
- Ogni arrendevolezza di fronte ai difetti o alla natura propria e altrui non è consentita;
- l’impotenza in campo educativo non deve esistere, il pessimismo, cioè il ritenere la persona non suscettibile di miglioramento, non è cristiano.
- Accettare la predestinazione, cioè il ritenere se stessi o gli altri destinati dall’Alto o dalla natura ad essere ciò che si è, senza possibilità di evoluzione, significa non accettare la Redenzione.
- Il rassegnarsi o l’accettare lo “status quo”, la situazione, senza essere incessantemente attivi per evolverla non è da uomini redenti.
- Ogni complesso di inferiorità, che immobilizza l’azione, non è mai giustificato o ammissibile;
- l’attribuire al carattere o alla natura la connotazione della fissità, dell’inamovibilità significa non vivere nella dinamica della salvezza.
- Ogni natura umana è bisognosa di salvezza.
- Ogni narcisismo in sè e negli altri è proibito. Stare a guardare, contemplare, magnificare, dire sempre se stessi è la negazione dell’Incarnazione;
- lo scandalizzarsi, il restare interdetti dallo sbaglio dell’altro, specialmente se superiore, significa non aver compreso niente del Natale che ci dice: ogni natura umana è bisognosa di redenzione;
- non mettersi in ascolto degli altri, non aprirsi agli altri significa non aver compreso che ogni natura umana, quindi anche la mia, ha bisogno di salvezza;
- non accettare le correzioni, non mettere in discussione se stessi significa non vivere la natura umana come bisognosa di salvezza;
- rifiutare, non coltivare le amicizie, chiudersi in se stessi o negli affetti familiari significa non aprirsi all’Altro e agli altri e, perciò, non ritenersi bisognosi di salvezza;
- non essere solidale, rifiutare il nostro apporto, la nostra luce in ogni situazione significa non riconoscere che l’uomo ha bisogno di redenzione;
- la politica del non intervento, la politica “mi faccio i fatti miei”, “non mi interessa di lui” ecc., significa non riconoscere che ogni uomo ha bisogno dell’altro, perché è carente, ha bisogno di redenzione;
- adorare il bambino più bello, più affettuoso, più intelligente, significa ingannarlo: non fargli comprendere che la natura umana è incompiuta: ha bisogno di redenzione.
- La natura umana assunta da Dio ci dice che il nostro essere è fatto per congiungersi con Dio.
Già S. Agostino aveva espresso questo pensiero quando affermava: “Il mio cuore è inquieto finché non riposi in Dio”; e S. Francesco diceva: “Tu sei il Bene, tutto il Bene, il Sommo Bene”.
Con questo principio ci addentriamo più esplicitamente nei connotati dell’educazione cristiana:
1) Fare confluire l’animo umano in Dio
- attraverso un rapporto diretto con Dio nella preghiera e nell’amore;
- ripresentando i vari sentimenti di Dio racchiusi negli episodi e comportamenti di Gesù, per esprimerli nella nostra umanità;
- facendo scoprire ai bambini ogni creatura nella sua bontà come dono di Dio che ama e vive in ogni essere vivente;
- aprendo il loro cuore a trattare ogni creatura come fratello e sorella;
- facendo scoprire che ogni creatura, a incominciare dall’uomo, proprio perchè assunta in Dio, è destinata all’eternità e va immensamente amata.
2) Questo principio dell’assunzione della natura umana in Dio implica in campo educativo molte e tante altre conseguenze:
- la maestra, o la persona nei rapporti umani, si presenta sempre con umiltà e in modo sperimentale, sapendo di non poter soddisfare mai le esigenze più profonde dei fanciulli: non pretendere di calamitare l’attenzione o l’affetto o l’interesse totale dei fanciulli;
- richiede il massimo della concentrazione e dell’amore nel rapporto con il Signore: non dà i momenti marginali o da riempire al rapporto con il Signore, ma i momenti di maggiore intensità educativa;
- Non esasperarsi e non colpevolizzare eccessivamente il bambino che si distrae durante un’attività scolastica e lasciare correre i momenti di pietà;
- Aprire l’amore e l’affetto del bambino esclusivamente o eccessivamente alla mamma, agli altri o all’altro, dimenticando che il cuore umano è fatto per Dio.
- Fare scoprire al bambino che oltre alla mamma gli vuole bene il Signore; fargli scoprire che solo l’amore di Dio è necessario e non viene mai meno
padre Vincenzo De Filippis
Pubblicato sul Dialogo – 01 Giugno 1990