Il Primo altare che si incontra entrando dalla Chiesa, posto sulla parete destra. Assieme agli altri altari anche questo è stato rimosso e vi è rimasta solo la tela.
Questo altare è dedicato a S. Francesco da Paola. Nel quadro è dipinto genuflesso, mentre la Triade augustissima gli posa sul capo una triplice corona. Sotto di esso si legge: « Sacellum hoc Divo Francisco de Paola sacrum Andreas Valenzano de Rutiliano a fundanientis erexit. A. D. MDCCLII ». (cfr Monografie Andriesi Chiesa Santa Maria Vetere, mons Merra)
Il dipinto ascrivibile alla prima metà del 1700 è stato realizzato dal pittore Nicola Frisardi ed è un olio su tela che misura m 2.32 x 1.56. Questo raffigura S. Francesco di Paola mentre viene incoronato dalla Trinità secondo l’iconografia del triregno, iconografia inconsueta per l’incoronazione di un santo dal momento che tale tipologia si riscontra quasi esclusivamente per l’incoronazione della Vergine. Il suo stato di conservazione era pessimo pesantemente rimaneggiato nel corso del tempo, il dipinto presentava gravi danni al livello e della pellicola pittorica e del supporto. (Relazione di Restauro Iaccarino Valerio- Giuseppe Zingaro)
Nell’ovale superiore è posto il dipinto S. Pietro da Galatona, sostenuto da due angeli nei suoi celesti deliqui. Così riporta Mons. Emanuele Merra in Monografie Andriesi.
Ma in realtà dopo varie ricerche effettuate il personaggio storico che fu frate minore, così come si evince dalla raffigurazione nell’Ovale, che viene rappresentato è fra Pietro Colonna, un frate minore galatinese che nacque da una famiglia umile a San Pietro in Galatina, perciò fu detto Il Galatino.
Non si conosce con esattezza la denominazione del casato di Pietro Galatino, che si faceva chiamare in tal modo dal nome della città natale in quanto appartenente all’Ordine dei Frati Minori.
La data di nascita di Pietro Galatino, prima variamente indicata dai biografi, è stato poi possibile fissarla con sufficiente approssimazione al 1460, in quanto egli nel dedicare intorno al 1539 una sua opera al vescovo di Nicastro (CZ) dichiarava di avere 79 anni, e sottraendo il numero 79 da 1539 si ottiene appunto 1460.
Con accurate ricerche sulla denominazione del casato del personaggio in questione, lo storico Giancarlo Vallone ha demolito la tesi che la stessa fosse ‘Colonna’, ma senza accettare quella di ‘Mongiò’. Egli, Infatti, nel 1989 ha pubblicato un saggio dal titolo propositivo “Pietro S. Galatino”, nel quale in maniera adeguatamente documentata sostiene che la lettera iniziale del vero cognome del Galatino fosse una “S”, introduttiva di un cognome probabilmente albanese. Questo è stato poi confermato, sia pure con qualche riserva, dallo stesso Vallone in un suo articolo, pubblicato nel n. 5 /2013 della rivista ‘il filo di Aracne’. Tale conferma è avvenuta sulla base di uno scritto dell’artista galatinese Pietro Cavoti, rinvenuto nel museo di Galatina da Luigi Galante, dal quale scritto si apprende che il Galatino era figlio del soldato albanese Tho. Spanoi che, sbarcato in Calabria con l’esercito del condottiero Demetrio Reres, aveva disertato e, vagando senza fissa dimora, si era rifugiato, forse nel 1459, in Galatina. Qui fu assunto come domestico da persone benestanti e, messa su famiglia, ebbe dei figli, tra i quali Pietro Spanoi, il quale volle cambiare per sempre il proprio cognome con quello di Galatino, datogli dai francescani del Convento Santa Caterina, dove aveva iniziato i suoi studi.
Tuttavia c’è chi sostiene che, mentre rifiutava il suo vero cognome, egli accettava o addirittura agevolava quello di Colonna, che, sebbene fosse insignificante in Galatina, era invece di gran prestigio a Roma, dove visse a lungo. Tra coloro che sostengono questa tesi c’è anche l’orientalista Giuseppe Gabrieli (1872-1942) di Calimera (LE).
Giovanissimo prese l’abito francescano dei Frati Minori nel Convento di Santa Caterina, fondato in Galatina da Raimondello del Balzo Orsini alla fine del XIV secolo. Ivi rimase almeno fino al 1480.
Fu Ministro dei Frati Minori della “Provincia Apulia”, intitolata a San Nicolò, nell’ultima fase unitaria dell’Ordine minoritico, cioè prima che papa Leone X, successore di Giulio II, separasse con la bolla “Ite vos” (29 maggio 1517) i Frati Minori Osservanti dai Frati Minori Conventuali.
Dal 1536 al 1539 fu ancora Ministro provinciale dei Frati Minori Osservanti.
Il Galatino, stando a Roma, alla perfetta conoscenza del latino e del greco aggiunse quella della lingua ebraica, in cui acquistò una tale pratica da essere creduto egli stesso un ebreo convertito. Studiò anche l’etiopico con Giovanni Potken.
Informazioni tratte dal Blog di Pietro Congedo http://pietrocongedo.blogspot.it/2015/11/pietro-colonna-detto-il-galatino-parte.html
Su questo altare vi era un’ urna dedicata all’Arcangelo San Raffaele, scolpita in legno dall’andriese Vito Brudaglio, il quale insieme col Padre Nicolantonio e col fratello Riccardo nel 1776 scolpiva le statue di S. Francesco e di S. Pasquale, ritoccate e messe entro due nicchie, scavate nelle pareti della chiesa, a devozione di Donato Fiordeliso di Cerignola, nel 1850. (cfr Monografie Andriesi)