“la carità è paziente, è benigna, non è invidiosa non si vanta,
non si gonfia, non manca di rispetto,
non cerca il suo interesse, non si adira,
non tiene conto del male ricevuto,
non gode dell’ingiustizia ma si compiace della verità,
tutto copre, tutto crede, tutto spera,tutto sopporta.
La carità non avrà mai fine” (1 Cor 13,4).

 In questo anno giubilare la carità deve esprimere un tratto fondamentale del nostro essere comunità in cammino e in servizio. Amando e servendo il Signore attraverso i più deboli e i sofferenti possiamo ricevere e donare la speranza a tutti coloro che l’hanno persa e poter sentire la presenza viva di Cristo in mezzo a noi continuando sempre ad obbedire e seguire la santa chiesa nei doveri cristiani. Gesù ci indica tre vie per realizzare questo proposito: elemosina, preghiera, digiuno. L’elemosina è espressione della carità-amore esercitata con discrezione, senza farsi notare. La preghiera è frutto e nutrimento ad un tempo della fede che è incontro, rapporto vitale, crescita continua in Gesù e con Gesù, che non deve essere un’esibizione pubblica e  spettacolare, ma un profondo atteggiamento del cuore, l’offerta silenziosa dei nostri piccoli ed umili gesti quotidiani. Il digiuno riguarda la nostra alimentazione, ma può comprendere anche forme di rinuncia, è l’espressione della fede che spera.

Questo anno giubilare ci invita alla conversione – trasformazione, facendo il punto sulla propria esistenza cristiana e ripartire di nuovo, pieni di amore, non tanto esterioriormente, quanto nel cuore.

“Venite, benedetti del Padre mio, riceverete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Dar da mangiare, dar da bere, vestire la persona nuda, accogliere lo straniero, visitare l’ammalato, andare a trovare il carcerato. Azioni, queste, che hanno scandito la storia della chiesa e dai santi. Di grande rilevanza è la portata “sacramentale” di questo gesto: Gesù presente nell’affamato, nello straniero, nel malato nel carcerato. “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Ogni giorno è     occasione per vivere questa interpellanza; il Signore ci chiama, ci sceglie, ci può porre nella condizione di “benedetti”, in grado, cioè, di continuare la Sua opera creatrice e di riproporre la Sua presenza che, in noi e attraverso noi, ama.

Vogliamo   scegliere e porre buona attenzione, operando uno dei gesti di   “benedizione”  richiamati  da Gesù nel Vangelo di Matteo. Gesti che si ritrovano all’interno della famiglia cristiana, dove “la fede   accompagna tutte le età della vita, a cominciare dall’infanzia: i bambini imparano a fidarsi dell’amore dei loro genitori. Per questo è importante che i genitori coltivino pratiche comuni di fede nella famiglia, che accompagnino la  maturazione della fede dei figli”. (Lumen Fidei)

Vogliamo   scegliere e porre buona attenzione, operando uno dei gesti di   “benedizione”   richiamati  da Gesù nel Vangelo di Matteo. Gesti che si ritrovano all’interno della famiglia cristiana, dove “la fede   accompagna tutte le età della vita, a cominciare dall’infanzia: i bambini imparano a fidarsi dell’amore dei loro genitori. Per questo è importante che i genitori coltivino pratiche comuni di fede nella famiglia, che accompagnino la  maturazione della fede dei figli”. (Lumen Fidei)

La vita e l’intimità coniugale implica la volontà di due persone, chiamate ad un’armonia di    mentalità e di comportamento: ciò esige non poca pazienza, simpatia e tempo.

Le relazioni tra i membri della comunità familiare sono ispirate e guidate dalla legge della “gratuità” che, rispettando e favorendo in tutti e in ciascuno la dignità personale come unico titolo di valore, divenuta accoglienza cordiale, incontro e dialogo, disponibilità disinteressata, servizio   generoso, solidarietà profonda.

In questo la chiesa anima e guida la famiglia cristiana al servizio dell’amore, affinchè imiti e riviva lo stesso amore di donazione e di sacrificio, che il  Signore Gesù nutre per l’umanità intera.

Per questo, e con la speranza che si tramandino per il futuro, ci proponiamo di:

  • costituire un “Gruppo di volontari per gli anziani e ammalati” che con frequenza costante vadano a visitarli e facciano loro compagnia, organizzando momenti di preghiera e di intrattenimento donando loro un sorriso.
  • indire delle “Giornate della carità” da effettuarsi con la raccolta di alimenti, materiale    scolastico, prodotti per l’igiene della persona ecc., destinandoli ai bisognosi.
  • effettuare la “Colletta alimentare” presso i negozi alimentari della nostra parrocchia per le     famiglie bisognose e in difficoltà;
  • effettuare la “Raccolta di indumenti” usati e dismessi fra i parrocchiani
  • “Visitare le famiglie dei detenuti” per momenti di catechesi ed evangelizzazione, valutando la possibilità di fare un’esperienza di volontariato in carcere;
  • Celebrare la “Festa della Famiglia” coinvolgendo tutte le famiglie bisognose, durante la tredicina di sant’Antonio protettore dei poveri e degli oppressi;
  • vivere la “Festa del Sorriso” con i bambini dell’orfanotrofio della nostra città, con i gruppi presenti in parrocchia: ACR, GI.FRA, ARALDI;
  • realizzare un incontro di studio su “Carità e Famiglia”  per parlare della famiglia come prima espressione di carità: amore per il coniuge e per i figli, rispetto reciproco, prendersi cura del coniuge e dei figli ecc., coinvolgendo le giovani coppie di sposi e le famiglie;
  • portare in pellegrinaggio una Immagine Mariana presso alcune case di parrocchiani  distribuite lungo il quartiere. Alla fine dell’anno giubilare, ci recheremo tutti insieme in pellegrinaggio ad un santuario mariano per rendere grazia a Maria, modello di carità per la famiglia,

Saranno istituite “quattro porte” in altrettanti luoghi del quartiere che idealmente delimitano e    rappresentano il territorio parrocchiale e in corrispondenza di queste porte, presiedute dai frati in tempi diversi, si avranno dei momenti di riflessione, di catechesi, di preghiera che  tengano conto dei problemi, delle difficoltà che gli abitanti di quella zona vivono.

Consapevoli che è necessario partire dalle periferie e arrivare al centro, al fulcro che è la Chiesa; le porte rappresenterebbero un modo di dire che noi siamo dentro alla parrocchia e ci siamo come una grande famiglia.

Le porte ci condurranno a riflettere su:

  • Giustizia e Legalità;
  • Lavoro e Famiglia;
  • Carità;
  • Scuola e cultura;

La Commissione Giubilare

Di admin

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