Museo lapidi 2020Museo delle lapidi 2020 dopo i lavori

Sala adibita a Museo delle Lapidi

La corrispondente navata di destra, secondo l’ex superiore padre Nicola Andreola, è la sala adibita a museo della Lapidi, prima giacenti in chiesa; gran parte di essa sarebbe assorbita dal lato nord del chiostro.

In questa sala sono riportate tutte le lapidi, una volta presenti in chiesa. L’inventario fu eseguito dall’archietto mons. Valerio Vigorelli il 06 Giugno 1988, in occasioni dei lavori, da lui diretti in quegli anni, dell’opera di restuaro della chiesa. Nella relazione tecnica, mons. Vigorelli, prendendo informazioni dal testo “Monografie Andriesi di mons. Emanuele Merra sul Convento di Santa Maria Vetere” riporta in elenco le seguenti lapidi:

  • Marino e Lorenzo Mione. Stemma con tre conchiglie. Misura 65×75. Data 1540. Era posta sul presbiterio ed era la lapide del Sepolcro di Marino Mione di Andria, del figlio notar Lorenzo e dei loro eredi.
  • Pasquale Campanale del 1575 con Stemma campanile Cuspidato.

PASCALIS CAMPANILIS DE TRAMUNTO
SIBI SUISQUE SUCCESSORIBUS DICAVIT 1575.

  • Bonaventura Volpore, frate francescano, del 1562, misura 95×212
  • di fra Donato da Turi del 1625, con scritta in cartiglio. Misura 75×208. Egregio predicatore, sommo Teologo e benemerito provinciale, morto in Andria il 10 Ottobre 1625. Sotto la sua Effige, scolpita su pietra sepolcrale si legge la seguente iscrizione:

D. O. M.   B. M. V.
QUI REGULARI OBSERVANTIA DOCTRINAEQUE PRAESTANTIA
DECORATUS VIXIT EXEMPLARI MORTE PRAEMIO
LAUREANDUS AD DOMINUM TRANSIIT
6. ID. OCTOBRIS 1625. F. DONATUS A TURO.

  • Anna de Salzedo (frammento) con Mano o Guanto, è datata 1586 e misura 70×57.
  • Marino Mirione, del 1540
  • Giovanni Lorenzo de Risi del 1694 con 3 cipressi sormantati da una rosa e le lettere R L
  • Lapide sepolcrale dei maestri “funajoli” Velardo e Domenico da Tatova 1583. Lapide riporta una manovella e cinghia di trasmissione e puleggia

Su una parete del vano che ospita il Lapidario è affrescata inoltre un Imago pietatis databile tra la fine del quattrocento e i primi cinquecento, iconograficamente assai vicina a quella che compare nella tavoletta che fa da cima al polittico di Antonio Vivarini.

Di admin

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