La Città di Andria, a pochi anni dalla morte del Serafico frate Francesco, si onorava di avere il superbo convento dei frati minori (attuale palazzo municipale e chiesa di san francesco). All’inizio del movimento dell’Osservanza in Terra di Bari, un altro convento sorgeva nella città fedele, per opera di padcre Antonio da Andria, uno dei principali animatori di detto movimento. Fuori dalla città vi era una cappella trecentesca, eretta secondo la tradizione dagli svevi, detta di “Santa Maria Vetere”, le cui vestigia, con archi a sesto acuto, si scorgono ancora nei locali a destra e a sinistra dell’ attuale chiesa. Già intorno al 1398 si registrava una presenza dei frati, infatti in tale anno secondo Luca Wadding, francescano storico irlandese che ha redatto l’ Annales Minorum, moriva in odore di Santita un certo sacerdote frate Onorato. Qui nel primo ventennio del quattrocento, fisso la sua dimora padre Antonio da Andria con pochi altri religiosi, in attesa di migliore sistemazione.
Riferimenti chiari, comunque, all’esistenza di questo monastero compaiono nel testamento di Francesco I Del Balzo (datato 4 Aprile 1420), in cui i frati minori risultano legatari perché destinatari di “onde sei pro una vice tantum”. (cfr sac. Riccardo URSO, Storia della città di Andria, lib. V, cap. IX, p. 100).
In quegli anni l’Osservanza francescana cominciò a moltiplicare i propri conventi: così, con bolla di Martino V del 23 Maggio del 1427 diretta al vescovo di Bisceglie, si diede facoltà all’università di Trani di restaurare e anche di ampliare la vecchia abbazia benedettina di Santa Maria della Colonna, abbandonata dai monaci in seguito ad una devastazione dei Turchi. L’ Università in tempi molto brevi mantenne l’impegno e i frati presero possesso del convento posto in un luogo piuttosto isolato, sulla roccia che si protende verso il mare. Bonaventura da Fasano ricorda che qui vi era un crocifisso, profanato dai Turchi, che suscitava molta devozione da parte del popolo. Nel 1430 l’università di Bitonto fondò il convento di Santa Maria della Chinisa non molto lontano dalla città.
L’insediamento minorico andriese è da considerare tra i più importanti e cronologicamente precoci sorti nella Vicaria Osservante d’Apulia, fusasi intorno al 1446 con la Custodia di Santa Caterina, estesa tra la Puglia e la Calabria e comprendente l’attuale Salento, la quale tra il 1391 e il 1446 aveva fatto parte della vicaria di Bosnia Argentana. Negli ultimi decenni del millecinquecento Francesco Gonzaga, ministro generale dei Minori Osservanti e autore di “De Origine Seraphicae Religionis Franciscane” descrisse dettagliatamente la provincia di San Nicolò di Puglia, che aveva come confini territoriali a nord la provincia di Sant’Angelo, da cui la separava l’Ofanto, e a sud, al di là del Bradano, la provincia di Basilicata, e che contava ben 48 convemti maschili e due femminili.
Papa Eugenio IV con bolla “Admovet nos suscepti cura” datata da Firenze l’ 11 Settembre 1435 (come riporta padre Bonaventura da Fasano nel libro Memorabilia minoritica provinciae S. Nicolai ordinis minorum regularis observantie 1654-1655 ),autorizzava il vicario della provincia Apuila, padre Antonio da Andria a fondare tre conventi di cui uno era quello di Andria presso l’antica cappella di Santa Maria Vetere e l’altro quello di Ognissanti in Melfi.
Più che stabilire l’erezione del convento, gli storici locali, tale bolla ne abbia sancito l’esistenza e dato avvio ad un ampliamento della fabbrica di Santa Maria Vetere. Al Convento era annesso in origine un Ospedale e uno studio di Teologia.
A facilitare il compito concorsero due fatti: la benevolenza del popolo e la venuta di San Giovanni da Capestrano, nel 1436 ad Andria. La sua missione era squisitamente diplomatica, egli doveva incontrarsi con il principe di Taranto, ma il santo riformatore non trascuro di interessarsi del movimento dell’Osservanza in Puglia. Nel 1438 il vicario padre Antonio da Andria poteva far iniziare, accanto alla vecchia cappella, la costruzione del convento (di questo di fa menzione negli Annali dei Frati Minori dell’anno 1438 di L. Wadding ).Il monastero godette costantemente dei sovvenzionamenti dell’Universitas (Comune) di Andria e delle elargizioni di privati benefattori. Il convento era uno dei più importanti della Provincia Monastica di San Nicola, dove faceva dimora il Ministro Provinciale, questi nelle processioni prendeva il posto più onorifico di quello dei conventuali.
Francesco II del Balzo, duca d’Andria, nella sua Relazione storica sul ritrovo delle ossa di San Riccardo, primo vescovo di questa città, avvenuta nel 23 aprile 1438, narra che un certo Tasso, uomo buono, semplice ed incapace di offendere chicchessia, avesse in morte lasciato tutti i suoi beni alla fabbrica della chiesa di S. Maria Vetere; dunque in quel tempo essa si costruiva ancora
Erat in ea olim vir, nomine Tassus, de cujus vita atque moribus cum à civibus cunctis quæsivissem, bonus, simplex, neminem offendēs, Deo devotus ab omnibus uno ore laudatus est, & tam se, quam suas facultates Deo dicasse responderunt. Unde post pauca æva factus est, quod omnia sua, in morte, fabricæ Templi Sanctæ B. Mariæ Veteris nuncupatæ reliquit.
Ipse namq; saepe numero ad locum audientię mera cupiditate atque desiderio illectus profectus est, & quidem curiosè sciscitans hęc ab eo accepi.
Inquit enim, -nescis, quod Deus antiquæ miserationis visitans servum suum fidelem Richardum Pontificem huius civitatis tam sublimem in cœli sede collocavit, & ejus corpus in majori Ecclesia nostræ civitatis est collocatum. ̶̶
Quæ audiens, admiratus sum, hæc mecum tacitus reputabam.
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Viveva testé nella città un uomo chiamato Tasso; della cui vita e costumi informandomi curiosamente dai cittadini, buono, semplice, inoffensivo, divoto a Dio, lo sentivo da tutti lodare unanimemente; e ancora di più di aver consacrato a Dio sé e le sue facoltà. Difatti dopo poco di tempo, venendo a morte, si vide che donò alla fabbrica del tempio di Santa Maria Vetere tutti i suoi beni. Spesso spesso egli, come solleticato da gran desiderio e cupidigia, veniva da me là, ove solevo dare pubblica udienza. Io pure curiosamente interrogandolo, appresi da lui tali cose. Mi disse: «Tu non sai che Iddio di perenne misericordia, poiché ebbe visitato il suo servo fedele Riccardo, [vescovo di questa città,] lo fè ascendere sublime nell’altezza dei Cieli, mentre il suo corpo fu collocato nella maggiore Chiesa di questa Città». Udii ammirato ciò; e meco stesso nel silenzio io l’andavo considerando.
Tale notizia appare pienamente credibile, non solo perchè lo stesso Tasso aveva partecipato, assieme al duca, al vescovo di Andria a al presbiterio della Cattedrale, al ritrovamento delle sacre reliquie, ma soprattutto perchè tale ritrovamento avvenne nel 1438, l’anno cioè in cui iniziavano i lavoti di costruzione-amplimento del convento dello stesso titolo.
In riferimento all’anno 1506, il Wadding menziona il convento di Santa Maria Vetere riportato,per sbaglio, come “S.Maria de Conceptione apud Andriam” nella sua cronologia dell’Ordine Francescano, e lo riporta nei 35 conventi dei Frati Minori Osservanti presenti nella dodicesima provincia, la Provincia Apuliae.
Nel 1517 l’Ordine francescano si divise definitivamente in due rami: i Conventuali e gli Osservanti; il convento di Santa Maria Vetere da sempre appartenuto agli Osservanti rimase a loro.
Durante il XVI secolo la Regolare Osservanza Pugliese espresse la propria maturità organizzativa e l’urgenza della restaurazione della spiritualità francescana, nel pieno rispetto dei decreti emanati dal Concilio di Trento, con i vari documenti, tra cui gli importanti “Statuti provinciali dei frati minori osservanti della Provincia di San Nicolò” approvati nel XX Capitolo Provincial, convocato nel 1585 da fra Lorenzo Mongiò da Galatina il quale era al termine del suo provincialato iniziato nel 1581.
Detto Capitolo si tenne nel convento di Santa Maria Vetere ad Andria, sotto la presidenza del ministro Generale fra Francesco Gonzaga, che sin dal 1579 era inpegnato nella realizzazione di un programma tendente a riportare l’Ordine dei frati minori Ossservanti alla Spiritualità delle origini, mediante il rigoroso rispetto dei voti di povertà, castità e obbedienza.
Tra i contributi più preziosi che il Conventi di Santa Maria Vetere ha ricevuto, spicca quello della nobildonna Il testamento di Anna de Salzedo, sorella del governatore di Andria, Giorgio, la quale alla sua morte, avvenuta nel 1583, lasciò al convento una ingente eredità. Secondo uno storico locale, il Merra, il monastero fu sede di una scuola di teologia e di un ospedale per infermi; successivamente la scuola di teologia, trasferita prima a Lecce poi a Barletta, fece ritorno a S. Maria Vetere nel 1778, mentre l’ospedale trovò definitiva dimora a Bari. Sempre secondo il Merra, rimonta alla seconda metà del XVI sec. il chiostro quadrato con ventotto colonne in pietra.
Una preziosa fonte documentata è la Cronaca di San Bonaventura da Fasano del 1656 “Memoria Minorica”; in quest’opera in riferimento all’anno 1590, l’autore annovera nella provincia Apulie 49 conventi francescani, sucessivamente questo numero salì a 60 e in particolarm modo risultavano 42 apparteneti ai Patres Observantes e 18 ai Patres Reformati. Il convento di Santa Maria Vetere è inserito nell’elenco dei 42.
In questa cronaca nella parte II (così riporta Mons. Merra in Monografie Andriesi) vengono ricordati i ministri provinciali eletti in questo convento. Scrive Mons Merra:
In varie epoche parecchi ministri provinciali furono eletti in questo convento. Nel 1539 fu eletto il P. Fra Bonaventura Volpone di nobile famiglia andriese. Nel 1577 Fra Clemente da S. Pietro Galatino, il quale, nel capitolo generale tenutosi in Parigi anno 1579, concorse al generalato. Nel 1589 Fra Paolo Gravina, presente il Rev.mo P. Generale; ma perché era egli decrepito, infermò, e morì in Andria il 24 marzo 1599. Il P. Guardiano Bernardino da Gravina, il 27 dello stesso mese, ne trasportò il cadavere in Gravina, e fu deposto nella Cappella del Sepolcro. Concorse tutta la città, ai funerali. Fu assai versato e dotto in teologia, nelle divine scritture e nella filosofia, delle quali scienze fu maestro di gran fama, come ne fa fede Fra Bartolomeo da Lama nella Cronica dei Minori Osservanti della provincia di S. Nicolò. Fu tre volte Ministro provinciale. Il 1 giugno 1595, alla presenza del Rev.mo P. Fra Bonaventura Calata Yeronense, ministro generale, fu scelto Fra Angelo Siribello da Bari, erudito in lingua ebraica e zelantissimo della regolare osservanza. Nel 1614 Fra Lorenzo da Acerenza fu uomo per integrità di vita e per eccellenza di dottrina egregio, e scrisse un Commentario sul terzo libro delle sentenze di Scoto .
Nel 1656 scoppio terribile in Andria la peste, che durò sei mesi, mietendo meglio di seimila vittime! Una grande stanza, attaccata a questo convento, fu mutata in lazzaretto pei poveri. Cessato il contagio, quest’ospedale rimase pieno di cadaveri, e sull’architrave della sua porta, chiusa a muro, furono incise queste parole: Tempore pestis. Non aperiatur (cfr Pastore -Storia di Andria).
È probabilissimo che i minori osservanti abbiano pietosamente assistiti gl’infelici appestati; mentre nei contagi, quelli che, a preferenza di tutti, prodigarono sempre cristianamente la loro vita a pro degli sventurati, nella speranza d’un premio eterno, furono i figli di San Francesco. In tale morìa non bastando i cimiteri a ricevere le salme dei tanti, gittati là senz’onore di esequie; tra le altre ne furono riempite due cisterne nelle vicinanze di questo convento! (D’URSO, Storia di Andria, lib. VII, cap. VIII, p. 149.)
Nel 1738 come rilevasi da un attestato del 5 dicembre, rilasciato dal Capitolo di S. Nicola di Andria, il convento di S. Maria Vetere contava ventidue religiosi; cioè il padre guardiano, lettore giubilato ed ex-diffinitore; quattro lettori, tre di teologia ed uno di filosofia; sette studenti professi, e gli altri addetti chi alla parte spirituale, e chi alla economica. Tutto ciò da loro si faceva « colla maggiore regolare osservanza, secondo il proprio istituto ». Avevano i seguenti obblighi: coro, orazione, meditazione, messa conventuale. Cinque padri erano destinati ad ascoltare le confessioni sacramentali del popolo, ed avevano il peso di assistere i moribondi, che eleggevano la sepoltura nella loro chiesa. Nel pianterreno del convento tenevano delle stanze, che servivano di ospedale per gli Abruzzesi, i quali nell’inverno venivano in Puglia, per custodire il real patrimonio delle pecore. Intervenivano alle processioni ed alle funzioni della cattedrale; nella loro chiesa si facevano gli esercizi spirituali, e vivevano di elemosine, fra cui quella dell’Università di Andria.
Nel 1798 il Reame di Napoli essendo minacciato dalle armi dei repubblicani francesi, ecco il Cav. Michele Pucce Molton, il 24 aprile, da Trani spedire alla Curia Vescovile di Andria un dispaccio della regal Segreteria di guerra, con cui imponeva ai capitoli ed alle comunità religiose del Regno di « mandare nell’esercito regio i soggetti di loro più prossima dipendenza, come sagrestani, servienti, laici non professi, terziarii, artefici, bracciali dei loro territorii, guardiani delle loro industrie e dei loro campi, facchini, famigli ed altri devoti, atti alle armi. I monasteri di monaci e di monache, che contenessero 10 individui, dovevano dare 2 uomini: da 10 sino a 15, 3: da 15 sino a 20, 5: da 25 a 30, 6, e 7 se il numero fosse maggiore» L’arciprete don Giuseppe Ceci in allora provicario Generale del Vescovo di Andria, mons. Salvatore Maria Lombardi, il giorno 29 aprile comunicò fedelmente tali ordini ai Capitoli ed alle comunità religiose.
La comunità dei Minori Osservanti, che componevasi di 17 individui sarebbe stata tenuta a dare al reale esercito 4 uomini. Ma il padre Guardiano attestò innanzi alla Curia Vescovile di non poter compiere un tale dovere, perché « avendo con tutto lo zelo e premura in pubblico refettorio, ed alla presenza di tutti li Padri della famiglia, insinuato a due Terziarii detto sovrano comando, giacché 9’altro è nonagenario; li medesimi avevano risposto che sarebbono stati pronti ad ubbidire qualora fossero stati abili al real servizio; ma non potevano perché uno, tutto che fosse stato incardinato alle reali truppe, fu da quelle scartato, come invalido, dal signor Ispettore Dentice, come dal documento che dallo stesso si conserva; e l’altro, perché essendo d’un complesso delicato ed acciaccato di petto, si è inabile alla milizia»
I Minori Osservanti pertanto non dettero nessun contingente all’esercito reale per la difesa del Regno.
Nell’assedio di Andria del 23 Marzo 1799, ad opera delle milizie repubblicane francesi, solo i frati Minori Osservanti, per Divina Provvidenza, furono risparmiati. Pochi anni dopo il decreto n°448 di Giocchino Murat, inizia la soppressione degli ordini religiosi nel regno di Napoli,e fra questi vi era anche il convento di Santa Maria Vetere.Grazie al nobile e tempestivo intervento del Capitano del Genio di Andria, Carlo de Vito Piscitelli, il convento di Santa Maria Vetere uscì indenne da questo decreto.La cattiva sorte colpì i frati minori del Convento di Santa Maria Vetere quando fu emanato il decreto del 1 Luglio 1866 il quale, in nome della libertà, chiudeva tutti i chioschi di Italia. Ai frati venne sottratto il convento ed il chiosco.
L’amministrazione municipale di Andria, per fervide premure di uno dei suoi consigliperi, Salvatore Savarese, vi realizzo una asilo senile.
Per opera di padre Vincenzo Savarese della Congregazione di Gesù, tale asilo senile venne affidato alle Piccole Suore dei Poveri, ed esse presero possesso nel Febbraio del 1866 e ressero l’ospizio fino al 1938.
Negli anni 1874/1875 (subito dopo la sopressione), fu rimaneggiato su disegno di Federico Santacroce architetto civile.
Alle Piccole Suore si sostituirono in quell’anno le Suore Serve dei Poveri (o Suore Bocconiste): alle loro cure è ancor oggi affidato il convento, sede di una casa di riposo per anziani.
La parte più antica è il chiostro: il muro che lo delimita sulla sinistra, rispetto alla porta d’ingresso vicino all’entrata della chiesa, è addossato alla parete laterale destra della chiesa stessa. Il chiostro si compone di sette archi a sesto acuto per lato ed ha volte a crociera intonacate; sulle pareti, nelle lunette, si notano affreschi, di rozza fattura, ispirati alla vita di S. Francesco; nei medaglioni tra le lunette, sono ritratti Santi e Sante dell’ordine francescano.Al centro, tra quattro colonne in pietra, vi è una cisterna. La struttura originaria del convento è stata sottoposta a numerosi interventi di ampliamento e trasformazione nel corso del tempo, che l’hanno profondamente modificata fino a cancellarla quasi del tutto.
Prima ancora che fosse presente un cimitero ad Andria, molti nobili della città furono sepolti in questa, come Anna De Salsedo, nobildonna vissuta nella prima metà del XVI secolo la quale sostenne economicamente, quasi tutte le spese necessarie per realizzare gli interni della chiesa.
Nel 1866 a seguito del dercreto di chiusura delle case religiose, i frati furono cacciati dal Convento e la Chiesa venne affidata alle cure del canonico priore don Vincenzo dell’Olio, il quale coadiuvato dal padre Provinciale Luigi da Maddalone e altri monaci, rivestì il ruolo da Cappellano, eletto dal Municipio e approvato dal vescovo Giovan Giuseppe Longobardi.
Per mantenere sempre più vivo il culto, vi si istituì la Congregazione Spirituale di giovani, sotto il nome di San Bonaventura.
Morto don Vincenzo dell’ Olio, fu nominato Cappellano il reverendissimo padre Provinciale Raffaele Miccoli da Andria; e quando questi passò a miglio vita, venne eletto Custode di questa chiesa padre Bartolomeo Losito da Andria, che con altri padri, e vari laici, promuoveva il massimo lustro delle sacre funzioni in questa Chiesa di Santa Maria Vetere (pag.61 62 Memorie Storiche il Convento di Santa Maria Vetere Emanele Merra 1896 ).
Maggiori informazioni sull’Abolizione del Convento di Santa Maria VetereI testi storichi che parlano di questo convento e della chiesa sono i seguentiBibliografia
- “San Francesco e Santa Maria Vetere” Pietro Petrarolo Sveva Editrice. 2004
- “La Chiesa di Santa Maria Vetere ed il convento dei Frati Minori” Papa Francesco Andria 1927
- “Monografie Andriesi” -Tip. Mareggiani- Merra Emanuele Bologna 1906
- Itinerari francescani in terra di Bari – Doroteo Forte – Favia Editore 1973
- Andria Sacra – Giacinto Borsella- S. Maria Vetere o Convento dei Minori Osservanti
- “Santa Maria Vetere. Gli Arredi Sacri del XVII sec”. Scuola Media Statale “A.Manzoni- Andria Anno Scolastico 2006-2007
- Relezioni Tecniche dei Restauri ad opera dello studio di restauro “Iaccarino Luigi e Zingaro Giuseppe s.a.s”