Mercoledì 11 dicembre 2024 si è tenuto in oratorio il secondo incontro degli animatori, un appuntamento che ha visto la partecipazione entusiasta di tanti ragazzi pronti a riflettere e confrontarsi su un tema centrale: la paura. Guidati dalle parole di fra Francesco, l’incontro è stato un momento intenso di condivisione, ascolto e introspezione.
Un’emozione da conoscere e accogliere
Fra Francesco ha aperto l’incontro ponendo una domanda semplice ma potente: “Cos’è la paura?”. Non una paura specifica, come quella di un evento o di un oggetto, ma la paura in sé, quella che ci blocca, che ci impedisce di vivere pienamente. Citando Galimberti, fra Francesco ha definito la paura come un’emozione primaria di difesa, capace di scatenare reazioni profonde e spesso paralizzanti.
Questa riflessione è stata accompagnata dalla visione di un breve video tratto da Harry Potter, in cui i protagonisti affrontano i loro peggiori timori con un sorriso e una parola magica: “Ridiculus”. Un invito simbolico a imparare a sorridere delle proprie paure per superarle.
Il giudizio e la solitudine: le radici delle nostre paure
La discussione si è concentrata poi su due grandi temi: il giudizio e la solitudine.
– Il peso del giudizio: Quanto temiamo l’opinione degli altri? Spesso il giudizio degli altri ci condiziona, ci spinge a evitare il rischio per paura di sbagliare. Ma, come ha sottolineato fra Francesco, il giudizio più severo è quello che rivolgiamo a noi stessi. Questo ci impedisce di accettare la nostra fallibilità. “Nella vita bisogna fallire!”, ha ripetuto con forza fra Francesco. Il fallimento, paragonato a una piccola morte, è in realtà un’occasione di rinascita e libertà.
– La paura della solitudine: Un altro grande ostacolo è la sensazione di non essere capiti o di essere abbandonati. Siamo esseri relazionali, ha ricordato fra Francesco, e la perdita di connessioni significative può gettarci in un vuoto doloroso. In una società frenetica, spesso cerchiamo surrogati per colmare questo vuoto: social media, dipendenze, distrazioni inutili. Ma è solo affrontando la domanda “Chi sono io?” che possiamo scoprire il nostro valore intrinseco.
Una solitudine che può essere scelta
Fra Francesco ha anche offerto un’altra prospettiva sulla solitudine: quella positiva, scelta consapevolmente. Come un sacerdote che trova pace nella sua solitudine serale, anche noi possiamo imparare a vivere momenti di raccoglimento come occasioni per andare in profondità con noi stessi. La solitudine, quando è voluta, diventa una risorsa preziosa per scoprire la bellezza della nostra esistenza.
La bellezza di essere se stessi
L’incontro si è concluso con una riflessione sulla necessità di contemplare la bellezza: quella che ci circonda, quella che abbiamo dentro di noi, e quella che scaturisce dalle relazioni che costruiamo. Come il condor che si lancia nel vuoto per spiccare il volo, anche noi siamo chiamati a superare le nostre paure con coraggio, accettando il rischio per scoprire la libertà di vivere pienamente.
Questo secondo incontro è stato un passo importante nel cammino degli animatori. Ha ricordato a ciascuno che le paure non sono barriere insormontabili, ma sfide che ci aiutano a crescere, ad essere più autentici e, soprattutto, più liberi.