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Come si sta evolvendo la situazione in Palestina con il rieletto presidente Trump?

24 Febbraio 2025

1 mese fa

14:10

Giovanni d'Amore

Come si sta evolvendo la situazione in Palestina con il rieletto presidente Trump?

Durante la sua presidenza, Donald Trump ha adottato un approccio fortemente filo-israeliano, riconoscendo Gerusalemme come capitale di Israele e spostando l’ambasciata statunitense da Tel Aviv a Gerusalemme, una mossa che ha suscitato critiche internazionali e proteste palestinesi. Trump ha anche sostenuto l’annessione israeliana delle alture del Golan e ha appoggiato i piani del primo ministro israeliano e suo grande amico Benjamin Netanyahu per estendere la sovranità israeliana su parti della Cisgiordania, sebbene tale piano sia stato successivamente sospeso.
Per quanto riguarda Gaza, l’amministrazione Trump ha ridotto i finanziamenti all’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione dei Palestinesi (UNRWA), accusandola di perpetuare il conflitto. Inoltre, ha cercato di mediare una tregua tra Israele e Hamas, ma senza un progresso significativo verso una soluzione duratura.
I rapporti tra Trump e Netanyahu sono stati stretti e collaborativi, con Trump che ha spesso sostenuto le politiche di Netanyahu, comprese quelle relative alla sicurezza e agli insediamenti. Tuttavia, l’approccio di Trump è stato criticato per aver marginalizzato i palestinesi e per aver minato la possibilità di una soluzione a due stati, che rimane l’obiettivo ufficiale della comunità internazionale.
Inoltre, (fonte il personale social del presidente americano “Thruth”, il cui nome può essere fuorviante), per quanto riguarda l’ormai reminescenza di quello che è stata la striscia di Gaza, Trump ha effettivamente menzionato l’idea di finanziare la sua ricostruzione prendendone “carico” (o possesso, più precisamente), proponendo di creare posti di lavoro sia per i palestinesi che per gli americani. L’idea era parte del suo più ampio piano di pace, che includeva lo sviluppo economico come strumento per ridurre le tensioni e migliorare le condizioni di vita nella regione. Tuttavia, queste proposte erano spesso legate a condizioni che i palestinesi consideravano inaccettabili, come il riconoscimento di Gerusalemme come capitale indivisibile di Israele e la rinuncia al diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi.
Infine, Trump ha fatto dichiarazioni controverse sui palestinesi residenti a Gaza, suggerendo che molti di loro “non vogliono stare lì” e che la soluzione potrebbe essere quella di reinsediarli in altri paesi. Questa idea è stata ampiamente criticata come una forma di “pulizia etnica” e come una violazione del diritto internazionale, che garantisce ai rifugiati il diritto al ritorno o a un risarcimento. Trump ha anche suggerito che paesi limitrofi come l’Egitto e la Giordania potrebbero prendersi carico degli sfollati, una proposta che è stata pacatamente respinta sia dai palestinesi che dai rispettivi governi presi in causa (i quali servizi segreti e eserciti dipendono direttamente dai finanziamenti americani, almeno a detta del presidente americano), ma piano che ovviamente è stato visto come “molto buono, la prima idea nuova da anni” dal premier israeliano.
In conclusione, le politiche e le dichiarazioni di Donald Trump sul conflitto israelo-palestinese, in particolare riguardo a Gaza, hanno spesso accentuato le tensioni senza offrire soluzioni durature. La sua visione unilaterale e le proposte controverse, come il reinsediamento dei palestinesi, sollevano serie preoccupazioni per il futuro. Senza un approccio equilibrato che riconosca i diritti e le aspirazioni di entrambe le parti, il rischio è che il conflitto continui a perpetuarsi, con conseguenze umanitarie e politiche sempre più gravi. Lo sguardo verso il futuro è carico di incertezza e apprensione.
PS: aggiornamento dell’ultima ora, In un’intervista, Trump ha affermato che riqualificare Gaza senza spostare i palestinesi sarebbe impraticabile a causa della presenza di Hamas, suggerendo che un intervento statunitense e il reinsediamento della popolazione sarebbero stati l’approccio migliore. Ha descritto un piano in cui gli Stati Uniti avrebbero “preso possesso” dell’area, eliminato Hamas e ricostruito Gaza “da zero”. Tuttavia, ha parlato al passato, indicando di aver abbandonato l’idea, pur definendola “buona” e sostenendo che avrebbe creato una “comunità bella e permanente”. (fonte New York Times https://www.nytimes.com/2025/02/21/us/politics/trump-gaza-egypt-jordan.html)

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