Un richiesta del tutto inaspettata, mi ha portato a vivere un’esperienza stupenda, ricca di emozioni e di incontri.
Il tutto ha avuto inizio in una domenica di agosto, quando padre Francesco durante la messa domenicale, ha espresso la necessità di un aiuto per l’Africa, in particolare di un idraulico e di un fabbro.
Al termine della messa, mi avvicino con mia moglie a padre Francesco, chiedendogli se avesse bisogno anche di qualche sanitario, nello specifico di un infermiere. Lui entusiasta della mia disponibilità, mi propose in quell’istante di andare in Africa. La sua proposta mi entusiasmò, ma nello stesso tempo mi rese titubante, abbozzando un timido assenso andammo via.
Dopo un po’ di tempo, padre Francesco mi chiamò chiedendomi la conferma di partire per la missione in Africa. In quel momento sentii di non potermi più tirare in indietro ed accettai subito.
I mesi secessivi gli ho vissuti tra l’attesa e l’affetto di tante persone della mia comunità parrocchiale che, dopo l’annuncio di padre Francesco accolse con entusiasmo la mia disponibilità a portare aiuto alla popolazione africana, con padre Vito e Michele Loconte.
Il 16 gennaio è iniziata la nostra esperienza missionaria nella Repubblica del Congo che è durata 10 giorni. E’inutile dirvi che non vedevo l’ora di arrivare ed iniziare a mettermi subito a disposizione delle persone che sono meno fortunate di noi. I giorni trascorsi in Africa sono stati intensi ed impegnativi sia dal punto di vista fisico che umano, ma nonostante tutto con il cuore pieno di felicità, perché è vero, sia ha più gioia nel dare che nel ricevere. Le nostre valigie piene di medicinali, indumenti, scarpe e perché no, anche di tante caramelle per i più piccoli sono servite a dare un po’ di sollievo a tanta gente che non ha nulla.
Questa popolazione vive nella semplicità amando la propria vita senza preoccuparsi di che cosa indossare o cosa mangiare (malessere nostro quotidiano). La bellezza di chi vive questa esperienza è la ricchezza che si riceve gratuitamente, perché si parte con la presunzione di insegnare o esportare la nostra civiltà, ma ci si rende presto conto che abbiamo tanto da imparare da loro. Noi dipendiamo così tanto dalle cose materiali e senza valore, che non siamo più capaci di dare il vero senso ed il giusto peso a ciò che ci “viene donato”.
L’incontro con i bambini alla scuola materna di Maqkua è stato tra i momenti più belli che ho vissuto in Africa. Vedere gli occhioni e l’espressione di quei bambini, pieni di gioia e vita ma nello stesso tempo un po’ diffidenti, mi ha riempito il cuore di gioia. Tutti ordinati ed educati nel ringraziarci per la visita, ma soprattutto per le caramelle che avevamo portato per loro.
Non riesco a pensare che nel mondo ci sia tanta disparità e differenza tra i popoli, non riusciamo, per il nostro egoismo, ad accogliere ed aiutare gente bisognosa. Come afferma papa Francesco dobbiamo essere ponti di pace a includere le differenze ed accogliere chi bussa alla nostra porta.
Posso affermare che, il mal d’Africa esiste davvero .
Mi è difficile, in questo momento, non pensare ai tanti momenti vissuti in Africa, agli incontri con la gente e soprattutto con i bambini, alle visite negli ospedali (in cui ho visto la sofferenza) e non desiderare di ritornare. Penso che tutti debbano poter fare almeno una volta questa esperienza di vita meravigliosa. L’Africa è dura, cruda… ma nello stesso tempo affascinante e piena di umanità unita alla semplicità delle persone che sanno vivere con poco, sorridendo alla vita. L’Africa si ama.
Domenico Sellitri